Anche gli alberi monumentali si ammalano

albero-monumentaleI funghi rappresentano una branca di studio molto importante, non solo per quello che riguarda i macro miceti (funghi di cui in gene si occupano le numerose società micologiche sparse un po’ in tutto il territorio italiano e non solo e i cosiddetti micofili del tempo libero, che vanno per i boschi) ma anche per i micro funghi (parassiti) che causano le più disparate malattie delle colture agrarie e delle piante in genere e tra questi degli alberi monumentali.

Recentemente nel nostro paese sta prendendo piede la cosiddetta “archeologia botanica“, che incentra la propria attività verso il controllo (dal punto di vista fitopatologico) ed il censimento e la mappatura degli alberi monumentali. Essi pur essendo esempi di archeologia di fatto, non lo sono nel vero senso della parola in quanto esemplari vegetali viventi, quindi, non sono statici, ma soggetti a malattie che nel corso del tempo li hanno in qualche modo danneggiati, motivo che ha indotto ad occuparsi della loro difesa.
Difesa che permette di mantenere un ultima manifestazione dell’inesorabile scorrere del tempo salvaguardando alberi che per età o dimensioni sono considerati rari esempi di longevità, o inseriti in alberate di particolare pregio paesaggistico monumentale e storico culturale. L’intento è quello di mantenere gli alberi in vita quanto più a lungo possibile, sapendo però di essere legati alle ormai deboli risposte fisiologiche delle stesse.

Le malattie che colpiscono gli alberi monumentali sono provocate dai cosiddetti “patogeni di debolezza”, la cui presenza è dovuta a sofferenza e senescenza delle piante.
La funzione di tali alberi è quella ornamentale e ricreativa, soprattutto nell’ambito del verde urbano (parchi cittadini) ma anche in giardini di dimore storiche, è perciò riveste notevole importanza studiarne tutte quelle patologie che in qualche modo ne compromettono il valore estetico o la stabilità.

Carie

Altra patologia a carico degli alberi monumentali è costituita dalle carie. Alterazioni strutturali del legno causata da agenti fungini appartenenti principalmente ai Basidiomiceti, che utilizzano come fonte di nutrimento lignina e cellulosa, e provocano degradazione del legno, rendendolo spugnoso, e riducendone la resistenza meccanica. Formano fruttificazioni a mensola sui tronchi, tuberose o legnose nella consistenza. Penetrano la corteccia grazie alle ferite, provocano alterazioni di colore varie a seconda che si tratti di carie bianca (degradazione della lignina, da parte di enzimi lignolitici), bruna (degradazione della cellulosa, da parte della cellulasi) o soffice (o molle , degradazione di cellulosa ed emicellulose da parte di cellulasi ed emicellulasi).

Carie del legno su ippocastano (www.servizi.comune.parma.it)

Carie del legno su ippocastano (www.servizi.comune.parma.it)

Anche lo sviluppo a livello di fusto e chioma, è favorito da ferite (tagli di potatura), mentre alla base del fusto sono causate da infezioni accidentali. Nel caso di esemplari vecchi, caratterizzati da grosse ferite si notano evidenti seccumi a danno della chioma. Funghi agenti di carie, oltre a quelli appartenenti al genere Ganoderma, agente anche di marciumi radicali, sono:

Fomes fomentariusPolyporus squamosusLaetiporus sulphureus

Marciumi radicali

Cominciamo parlando delle patologie a carico delle radici, i marciumi radicali. Le infezioni causate da tali patologie che colpiscono le radici, nel caso la radice sia attaccata solamente in un determinato settore non provocano la morte della pianta, ma il suo schiantamento al suolo in quanto manca l’ancoraggio al terreno. Quando l’infezione è a carico dell’apparato radicale nella sua totalità, porta l’albero al deperimento e successivamente alla morte. Una differenza sussiste tra latifoglie e conifere; nel primo caso, la chioma ingiallisce e dissecca, nel secondo gli aghi assumono una colorazione rossastra, cadono e lasciano spoglia la parte alta della chioma. Agenti di marciumi radicali sono: Armillaria spp, Heterobasidium annosum e Ganoderma spp (si diffondono per contatto radicale tra piante sane ed infette) che utilizzano le rizomorfe (organi di propagazione) o si sviluppano da residui legnosi infetti.

Il Ganoderma può comportarsi come agente di carie, ed in questo caso rimane nel tronco senza che si manifestino sintomi esterni, e come agente di marciume radicale, passando dal tronco alle radici. Può colpire numerose specie (platano, pioppo, ippocastano, quercia, acero, tiglio, ecc). Nel caso delle carie provoca degradazione interna al tronco, facendo schiantare l’albero.

Esemplari di questo genere sono:

Ganoderma adspersumGanoderma applanatumGanoderma lucidum

 

Ulteriore genere agente di marciumi radicali è Armillaria spp. (chiodino o famigliola). Il fungo in questione vive come saprofita su vecchie ceppaie nel terreno per alcuni anni per attaccare, e parassitizzare le piante deperite, che raggiunge con le rizomorfe (cordoni miceliari di aspetto radiciforme).

Esemplari di questo genere sono:

Armillaria gallicaArmillaria mellea
Armillaria ostoyaeArmillaria tabescens

Schianti da sradicamento

Caduta improvvisa di esemplari di grandi dimensioni, frequenti durante temporali estivi, causati dal cedimento delle radici (esenti da marciumi). Ciò è dovuto al fatto che gli alberi di elevate dimensioni non raggiungono orizzonti di suolo molto profondi, considerando che fertilità e acqua disponibile sono elevate in superficie, provocando squilibrio tra chioma e apparato radicale superficiale. Le radici, trovandosi in stato di senescenza sono fisiologicamente meno attive e dalla ridotta vitalità che ne riduce le sollecitazioni.

Le problematiche fitopatologiche enunciate non devono essere prese sotto gamba, dal momento che gli alberi in questione rappresentano un patrimonio di indiscutibile valore, storico e monumentale che deve essere salvaguardato e mantenuto nelle migliori condizioni possibili.

Domenico Aloia

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